Con l'apertura del bando 2025 del Premio Mario Malinconico, dedicato ai giovani laureati in discipline scientifiche e ingegneristiche, torna un'importante opportunità per chi desidera mettersi alla prova e valorizzare i propri progetti di ricerca.
Questo concorso, nato per celebrare l’eccellenza accademica e promuovere la crescita professionale, rappresenta un trampolino di lancio verso il mondo del lavoro e della ricerca avanzata.
In questa intervista, abbiamo raccolto la testimonianza di Filippo Maggi vincitore della prima edizione, che ci racconta come questa esperienza abbia segnato il suo percorso personale e professionale, dalla partecipazione al concorso fino alla sua attuale posizione nel settore della microelettronica e dei semiconduttori. Le sue parole vogliono essere un invito per tutti i giovani talenti a cogliere questa sfida con curiosità e determinazione.
1) Quanti anni avevi e/o in quale fase della tua carriera ti trovavi e ti trovi?
Quando partecipai al concorso Mario Malinconico avevo 25 anni. Avevo appena conseguito la laurea magistrale in Chimica Industriale e mi stavo affacciando per la prima volta sul mondo del lavoro. Oggi, dopo 3 anni, lavoro come ingegnere di ricerca e sviluppo nel settore della microelettronica e dei semiconduttori, un lavoro che mi permette di coltivare ancora la passione per la ricerca e la tecnologia.
Per quale motivo hai partecipato al premio e quali erano le tue aspettative?
Ripensando al motivo per cui mi iscrissi al concorso, non riesco a identificare una ragione specifica, e sicuramente non mi aspettavo di vincere, considerando l’alto numero di ragazzi capaci e determinati che vi partecipavano. Decisi di affrontare il concorso con l’idea di confrontarmi con altre persone provenienti da realtà diverse e di sfruttare l’esperienza come un’occasione di crescita, indipendentemente dal risultato.
Quale è stato l’impatto sulla tua persona/carriera derivante dall’aver vinto il premio?
Come molti, durante la mia carriera universitaria ho attraversato momenti sia positivi che difficili. Pur avendo ottenuto molte soddisfazioni, non mi sono mai considerato lo studente modello per eccellenza. La vittoria del premio è stata un momento molto importante nella mia vita e carriera. Quell’episodio ha influenzato il mio modo di vedere il confronto e l’importanza di mettersi alla prova, anche quando non ci si sente all’altezza, un insegnamento che ancora mi accompagna oggi. Quella vittoria ha rappresentato il riconoscimento del grande impegno che io, i miei colleghi e l’intero team di ricerca abbiamo messo in un anno di lavoro intenso, guidati dalla passione che animava ogni giorno le mura di quel laboratorio.
Perché invoglieresti altri giovani laureati a presentarsi?
Credo fermamente che non possiamo imparare ciò che non possiamo vedere. Confrontarsi con persone, lavori e approcci alla ricerca diversi rappresenta l’essenza stessa di ciò che uno ‘scienziato’ dovrebbe essere. Consiglierei a qualsiasi laureato di iscriversi al concorso e mettersi alla prova, ma con la serenità di non dover dimostrare nulla a nessuno né con l’angoscia di essere migliori degli altri. Parlando da vincitore della prima edizione, potrebbe sembrare semplice dirlo, ma con il senno di poi posso garantire che sarà comunque una bellissima esperienza, che vi farà crescere indipendentemente dal risultato. Quindi, perché non accettare la sfida? Buona fortuna!